L’idea di questa rassegna muove dalla necessità di mantenere accesi ed attivati la nostra attenzione e il nostro sguardo sulle emergenze del mondo contemporaneo.

VB61 Still Death! Darfur Still Deaf? è il video che documenta la performance di Vanessa Beecroft, realizzata nel giugno 2007 a Venezia, come evento collaterale alla 52 Biennale di Venezia. La performance è un’ulteriore tappa del progetto South Sudan avviato, dopo alcuni soggiorni nello stato africano del Sudan, con una serie di fotografie già esposte nella galleria Lia Rumma nel settembre 2006. La performance è la rappresentazione simbolica del tragico genocidio in atto nella regione del Darfur. Trenta donne sudanesi sono distese su una tela bianca, i loro corpi immobili sono attraversati da pennellate e colature di pittura rosso sangue che sconfina al di fuori della tela. L’azione è ridotta a movimenti minimi per consentire all’immagine di fissarsi e di emergere prepotente, enfatizzando il senso della tragedia consumata.

Il video Muxima (2005) dell’artista cileno Alfredo Jaar è una malinconica elegia dedicata alla popolazione angolana. Strutturato in 10 canti accompagnati da diverse versioni della celebre canzone angolana, Muxima - nella lingua kimbundu “cuore” - il video narra altrettante storie che compongono il ritratto di un paese devastato da una guerra civile durata quasi trent’anni. Il paese è da sempre terreno di conquista, a causa della straordinaria ricchezza di risorse naturali come petrolio e diamanti. Ciononostante, la sua popolazione vive nella povertà più assoluta, decimata dall’AIDS: la sua sopravvivenza è costantemente minacciata dall’inaccessibilità ai servizi sanitari e dalle milioni di mine antiuomo che cospargono il suo territorio.

Tide Table di William Kentridge è una videoanimazione del 2003, ultimo di una serie di 9 lavori, Drawing for Projection, che vedono come protagonista Soho Eckstein, imprenditore avido e senza scrupoli e che ripercorrono le vicende del Sudafrica dai giorni dell’apartheid alla sua fine, alla ricerca della normalizzazione. Tide Table, letteralmente tavola delle maree, è in realtà il più intimistico di questi film. Ambientato su una spiaggia è un percorso nella memoria personale di Soho attraverso le immagini tragiche di letti di ospedale, carestie ed epidemie. L’acqua, diversamente dai precedenti film,  diventa portatrice di morte e metafora di cancellazione.

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