Dopo la mostra del novembre 2001 nella sua sede napoletana, la galleria Lia Rumma, presenta due nuove opere dell’artista olandese Dré Wapenaar, progettate espressamente  per lo spazio milanese della galleria, e appartenenti al Cycle to the madness of life.

In questa nuova serie di opere, l’artista cerca  di descrivere “la nostra esperienza con l’incessante ciclo della vita, il «Lemniscaat»”. Simbolo dell’infinito introdotto dal matematico Bernoulli, «Lemniscaat» è anche  il titolo di un’opera del compositore olandese Simeon ten Holt, per la quale Dré Wapenaar  ha progettato e costruito il suo Fourgrandpianopavilion, che ospita da tre anni un festival musicale estivo di cui lo  stesso Wapenaar è tra gli organizzatori e promotori.

Nelle due opere  presenti in galleria, la «descrizione» della nostra esperienza dei cicli vitali è realizzata in modo contrastante attraverso «l’accumulo di energia» - nel Lumberjackspavilion - contro «l’apparente  assenza di essa» – nel Pavilion of emptyness.

Il Padiglione del vuoto – versione piccola, è costruito sull'esempio dell'architettura orientale, associando a 3 pedane in mogano, che si staccano dal suolo ad altezze differenti - invitando così l’utente ad ascendere al livello più alto per percepire «il vuoto» - una tripla leggera intelaiatura orizzontale, sostenuta da sei montanti verticali.  Lo spazio del padiglione è delimitato e protetto da tende blu in tessuto leggero pendenti dalla struttura.

La seconda opera presentata in mostra, il Padiglione del taglialegna, è per converso, costituita da un «pieno»: il contenitore in forma di «cubo» per l'immagazzinamento di un volume di 2 metri cubi di legna da tagliare, protetto dalle intemperie grazie ad un telo orizzontale quadrato, teso all’interno di un telaio metallico, e sollevato dal suolo mediante i consueti «piedi da astronave» utilizzati spesso dall’artista per le sue tende. Una bassa pedana in legno e metallo, affiancata da un braciere  che arde, sulla quale è collocato il ceppo per il taglio della legna, precede il padiglione, concepito a seguito di un lungo soggiorno a Napoli dell’artista nel 2003.

«Funzionalità e necessità versus apparente mancanza di funzione e di necessità».Vuoto e pieno, pensiero e azione, si contrappongono in questa suggestiva installazione.

Le tende e i padiglioni di Dré Wapenaar, «sculture sociali» libere dalle contingenze che generalmente vincolano i progetti, conservano intatta la purezza dell’architettura allo stadio nascente, traducendo quasi letteralmente l’«idea» che la loro forma è destinata a comunicare.

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