La Galleria Lia Rumma è lieta di presentare la personale di Marzia Migliora Fame d’aria con inaugurazione domenica 30 Ottobre 2022 alle ore 12 presso la sede di Napoli.
Il progetto presenta sette nuovi lavori dell’artista, che negli ultimi anni ha approfondito l’inclusione di prospettive multispecie nelle sue ricerche, ovvero cercando di stabilire nuove parentele sensibili, immaginando di guardare alle cose dalle prospettive animali e vegetali.
Il titolo della mostra fa riferimento al concetto della fame, come istinto umano che ha mosso, e tuttora muove, dinamiche di sopravvivenza, di appropriazione ed estrattivismo di risorse. Ma si rivolge, in questo contesto, alla fame d’aria, alludendo alla condizione medica che può precedere la morte, ma anche, più in generale, ad una condizione di asfissia diffusa dalla quale doversi separare, indice di una tossicità che non permette la vita, come un ultimo grido prima di volgere lo sguardo altrove, per sopravvivere, appunto, grazie ad un allargarsi della nostra percezione verso un divenire di nuove relazioni tra umano e non umano.
Tra i lavori presentati, la scultura Lek, che proprio su un respiro assistito basa la propria urgenza, dimostrata anche da un assemblaggio di apparente emergenza, che mette insieme pezzi tra di loro eterogenei. Lek, in biologia, è una forma di corteggiamento con la quale i maschi di una specie si esibiscono per il corteggiamento delle femmine, e qui l’incontro d’amore è con il tentativo impossibile di creare una macchina che ci permetta di ascoltare il respiro dei pesci, inudibile ad orecchio umano poiché a 40 hertz, ma basato sul processo di estrarre ossigeno dall’acqua attraverso le branchie, emulato qui dal respiratore medico, di triste attualità in tempi pandemici.
Al centro del percorso Danza per capote de brega, un’altra scultura cinetica che prova a dare forma alla tensione intrisa di violenza che si crea tra un toro ed un torero, attraverso la messa in movimento del capote de brega, ovvero il manto colorato della corrida che fluttua come una membrana tra la vita e la morte dei soggetti coinvolti da questa coreografia.
Run Fast and Bite Hard (entre chain et loup), invece, è un’opera composta da due postazioni che permettono di spiare l’interno di una stanza altrimenti inaccessibile e rappresenta un grande inganno. Si tratta di due miraggi, uno visivo ed uno sonoro, che creano l’illusione di poter accedere ad un bosco, dove osservare, attraverso una video ripresa termica, il passaggio di alcuni lupi o di ascoltare la supposta presenza di diversi uccelli.
Nell’ultima installazione H2O - O2 il rapporto uomo animale è letto attraverso la rappresentazione mediatica che ne ha fatto La domenica del corriere. I collage tridimensionali che popolano i tavoli sono infatti realizzati a partire da eventi di cronaca nei quali animali di ogni specie sono rappresentati come mostri antagonisti della modernità.
Chiude la mostra il numero #50 della serie, in corso dal 2017, de I paradossi dell’abbondanza, nel quale un universo pluricellulare multispecie – che l’artista ha tratto da vari manuali che hanno studiato anatomicamente, dal XIX secolo, tutte le specie dei cinque regni degli esseri viventi – è composto da tessuti, organi e cellule assemblati tra di loro secondo composizioni inedite, non rispondenti alla logica della produzione capitalista che li ha classificati tramite la lente degli allevamenti intensivi, le estrazioni inquinanti o la caccia di massa. Queste nuove forme, inedite e somma di parentele messe insieme ex novo, illuminano una strada possibile, dove, come ci ricorda la filosofa statunitense Donna Haraway “comporre, non accumulare, è la chiave” e dove la morte, che ricorre come un filo rosso in molti dei lavori, è intesa come “parte integrante del buon vivere e morire che condividiamo in quanto creature tentacolari aggrovigliate in una terra feconda”.
Estratto da un saggio di Matteo Lucchetti