VB South Sudan è l’ultimo progetto di Vanessa Beecroft, iniziato lo scorso anno nel corso di un viaggio compiuto dall’artista in Sudan. Rispetto alle algide e impassibili modelle, alle quali ci ha abituati l’artista nell’ultimo decennio, i soggetti di queste immagini presentano molte corrispondenze con l’iconografia cristiana del passato. In alcune foto, infatti, la Beecroft è ritratta come una Madonna bianca, con al seno due piccoli gemelli: Madit e Mongor. L’immagine riprende un repertorio iconografico popolare ed è riferita all’esperienza diretta della Beecroft che, nel corso dei tre soggiorni in Sudan, ha trascorso la maggior parte del suo tempo all’orfanotrofio locale, dove ha allattato i due gemelli neri. Le altre immagini presentano ugualmente una tipologia rappresentativa di matrice cristiana: una Madonna nera incinta, una donna nera con i due bambini in grembo, un Gesù nero crocifisso, una Sacra Famiglia composta da una Madonna bionda e da Giuseppe e dal bambino neri. In questi lavori, come del resto nei precedenti progetti, è riconoscibile una costante ricerca verso la perfezione dell’immagine. Le foto hanno tutte un grande equilibrio formale e dimostrano un’insistente attenzione per la disposizione delle figure. Nella foto che ritrae la donna con i bambini in grembo è evidente il contrasto cromatico tra il rosso acceso del manto e la pelle scura della donna e dei bambini. Anche qui, come del resto in tutti gli altri lavori dell’artista, i colori giocano un ruolo essenziale nell’organizzazione della scena. L’equilibrio formale poi, è raggiunto dalla perfetta centralità della sedia/trono sulla quale è adagiata la donna. Mentre, in evidente contrasto con la fiera regalità delle figure, si pone la misera nudità delle pareti. La stessa ossessione per i rapporti compositivi si ritrova anche nella donna incinta che occupa in altezza quasi tutto lo spazio riservato alla foto ed è posta esattamente al centro della scena.
L’immagine della Madonna bianca con due figli neri, infatti, se da un lato può essere considerata come l’emblema di una supremazia etnica, dall’altro lato, in virtù del gesto d’amore che compie, si pone anche come il simbolo dell’unione universale tra due popoli.