Reinhard Mucha, nato a Düsseldorf nel 1950, potrebbe essere ricondotto a questa formula con il suo "fare modelli". Il potenziale della materia è la sua materia grezza, il potenziale per irradiare stati emotivi nevralgici con una frequenza scultorea tutta sua. Cartelle, schedari, mobili storici - per Mucha non sono "notizie di ieri", non sono "la fine della storia" (dall'arsenale dei suoi titoli), ma l'inizio delle sue nuove disposizioni, riconfigurate e quindi astratte. Le cose liberate dall'originario contesto funzionale della vita quotidiana, in cui hanno svolto la loro funzione, diventano i mattoni per invenzioni formali, per lo più scultoree, che stanno in piedi da sole, cioè come arte. Legno, lamiera, feltro: tutti questi materiali si dischiudono a nuovi contesti, liberati dallo spazio bianco della galleria e spesso riflessi in lastre di vetro. Riprendendo l'eredità di Marcel Duchamp, ossia il significato della scelta di un oggetto, la fiducia incondizionata nel potere narrativo della materia alla Joseph Beuys, l'espansione del campo artistico attraverso l'arte concettuale e la riserva di forme del minimalismo. Mucha decostruisce questo insieme di idee nelle sue parti integranti, come fa con altri materiali, per poi reintegrare le singole componenti nell'opera - trasformata con la sua assistenza. Ad esempio, ricodifica il linguaggio formale dell'arte minimale, la sua netta autoreferenzialità, in un'esposizione di esperienze individuali. Nel tipico stile di Mucha, questo carattere espositivo torna a essere il suo soggetto, al quale aggiunge note di autoriflessione, ad esempio quando "mostra" opere in opere come inserti, tematizzando così la mostra stessa attraverso la loro coesposizione.
-
nw9
-
Neue Weyerstraße 9 50676 Cologne
-
1 marzo – 18 ottobre 2024