Che differenza c'è tra ambiente domestico e contesto artistico? Non comportano entrambi l'esposizione di qualcosa? E gli oggetti che vengono presentati in entrambi i casi, non sono forse carichi di significato? (...) Siamo tutti collezionisti, è parte della nostra natura!

(Haim Steinbach)

Prima di disporre in mostra le strutture e gli oggetti, è importante studiare il luogo; il pavimento, le pareti, l'ingresso etc. 'Mettere in movimento' l'ambiente significa agire sull’architettura (...) Steinbach affronta questo aspetto e persegue una corrispondenza che esalta la fluidità tra oggetto e contesto. (Germano Celant)

La galleria Lia Rumma presenta, nella sede di Milano, la nuova mostra personale di Haim Steinbach. Per il progetto, sviluppato sui tre piani dell’edificio, l’artista fa uso di materiali ordinari da costruzione per l'edilizia - staffe di metallo, pannelli, scaffalature prefabbricate, pittura e carta da parati – facendo apparire sia gli spazi domestici che quelli istituzionali come luoghi espositivi. Più di 50 oggetti selezionati da 7 collezioni private sono talvolta abbinati ad oggetti della collezione dell'artista. Tutti gli elementi, collocati su mensole, sono esposti sia sulle pareti permanenti della galleria che su quelle temporanee progettate da Steinbach. La mostra è nata dall’idea di invitare i collezionisti a scegliere una dozzina di oggetti di loro proprietà, affidandoli all’artista. Steinbach li ha successivamente selezionati, riducendone il numero e “punteggiando” la sequenza con l'introduzione di oggetti della sua collezione. Pareti, balaustre, recinzioni e mobili d'arredamento articolano categorie dello spazio e definiscono i confini per attività e rituali. Senza volerlo, questi elementi mettono in scena la vita reale, evidenziandone la sua teatralità. Gli allestimenti impiegati da Steinbach ricostruiscono quella sottile linea tra la vita quotidiana e ciò che la circonda. L'inserimento degli oggetti provenienti dalle collezioni innesta quella dinamica sociale della ''relazione tra la ricerca soggettiva di un significato e l'oggettività delle cose”. Al piano terra un gruppo di oggetti dalla collezione di Lia Rumma sottolinea la lunga relazione di amicizia e collaborazione tra la gallerista e l'artista: vasi in vetro e ceramica, piatti, zuppiere, coppe, decanter per vino e sculture sono allineati su una lunga scaffalatura prefabbricata che suddivide in due lo spazio. A questi oggetti personali è contrapposta una lunga mensola, costruita nell'intelaiatura muraria adiacente, su cui poggia una serie di oggetti provenienti da un'ampia collezione di monetazione tribale africana. La sera dell'inaugurazione 6 musicisti utilizzeranno un'altra tipologia di oggetti, degli strumenti a fiato, con i quali eseguiranno una serie di suoni e sequenze musicali. Nel corso degli anni Haim Steinbach ha utilizzato una mensola, da lui inventata, a cui ha sempre fatto riferimento come ad un dispositivo. E' un dispositivo che separa, in quanto composto da unità di diversa misura, ma proporzionalmente uguali. Le unità sono calibrate in base agli oggetti sopra esposti, e gli oggetti sono a loro volta correlati l’uno all’altro. Alle pareti del primo piano della galleria sono disposte tre opere di questo tipo, ed ognuna mostra oggetti appartenenti ad una specifica collezione. Una sottilissima intelaiatura muraria attraversa lo spazio reggendo una mensola con dei piccoli oggetti in ceramica esclusi dalla selezione provenienti dalle tre collezioni. Su una intelaiatura muraria, costruita al centro dello spazio del secondo piano, è presentata una collezione di pipe e punzoni. Gli oggetti sono messi in relazione con il lavoro esposto su una parete della galleria, sul quale sono esposti oggetti selezionati dalla collezione di monetazione tribale africana. Su questo piano è presentata anche l'opera “Senza titolo (Pianta, carciofo)”, 2013, con oggetti dalla collezione di Haim Steinbach. Con questo gesto l’artista rivela il carattere contingente che lega gli oggetti al loro contesto. Così come l'architettura modella lo spazio, nella terza stanza è la forma degli oggetti a dar forma allo spazio. Mentre noi facciamo esperienza dello spazio in un volume e in relazione alla sua grandezza, allo stesso tempo il linguaggio della forma, dello schema e della superficie costituisce il fondamento della realtà, la matrice culturale delle connessioni.

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