La Galleria Lia Rumma di Napoli inaugura, giovedì 14 novembre 2024, la mostra personale di Tobias Zielony dal titolo Overshoot, che segna il ritorno dell’artista in città.

Il titolo della mostra si riferisce all’ultima serie fotografica realizzata quest’anno a Napoli dall’artista tedesco e commissionata dal Museo Madre per il recente progetto espositivo “Il resto di niente”, a cura di Eva Fabbris con Giovanna Manzotti.

Lo sguardo particolare di Tobias Zielony, che ha già lavorato a Napoli sulle Vele di Scampia nel 2010, questa volta punta l’obiettivo sui luoghi più significativi progettati e immaginati da Aldo Loris Rossi (1933-2018), l’architetto e teorico napoletano, un radicale in tutti i sensi, che spesso ha lavorato in collaborazione con l’architetto Donatella Mazzoleni. «Il termine “Overshoot” - racconta Zielony - rimanda al nome della trasmissione radiofonica su Radio Radicale alla quale Aldo Loris Rossi partecipò regolarmente. Letteralmente significa “andare oltre l'obiettivo, esagerare, spendere troppo, ecc.”. Negli ultimi anni questo termine è stato usato per descrivere lo sfruttamento di più risorse di quelle che la terra può sostenere da parte dell’uomo. Questa idea di eccesso, di andare volontariamente oltre ciò che è ragionevole e razionale, potrebbe essere usata per descrivere la visione architettonica di Rossi e Mazzoleni. L'abbondanza di forme, il complesso simbolismo e l'amore per le idee e le forme futuristiche li hanno portati a progettare e costruire una serie di edifici davvero unici e fantasmatici».

La mostra presenta una ricca selezione di immagini e un’animazione in stop-motion del progetto “Overshoot”. Tobias Zielony ci mette di fronte ad alcuni degli utopici edifici architettonici di Aldo Loris Rossi: il complesso residenziale di Piazza Grande ai Ponti Rossi, la Casa del Portuale nella zona di via Marina e la Chiesa di Santa Maria della Libera e del Santissimo Redentore di Portici, che, come le altre progettazioni dell'urbanista di Bisaccia (scomparso nel 2018) traevano ispirazione per la parte disegnata dal futurista Antonio Sant'Elia e per quella progettuale dall'architettura organica di Frank Lloyd Wright. Progetti visionari ri-guardati oggi dal grande fotografo tedesco nel loro attuale contesto sociale e urbanistico. La visione di Zielony segue le strutture degli edifici e i movimenti delle persone che li abitano, dando vita a un flusso apparentemente infinito di immagini e prospettive possibili. Non c’è un solo modo di guardare le realtà architettoniche e sociali che si rimodellano continuamente nel tempo.

Le foto di Zielony partono tutte da un’indagine compiuta tra i sobborghi delle città e presentano interessanti combinazioni tra architettura e ritratto. Habitat che non sono più animati da un’utopia urbana e sono diventati una tipologia di “città autonoma nella città”. «Non voglio fare reportage sociali» afferma l’artista che utilizza un approccio narrativo e visivo tipico del cinema, che aumenta il divario tra reale e irreale, tra ciò che accade dietro e davanti l’obbiettivo. C’è sempre una forma di ambigua e disarmante bellezza nel disagio sociale catturato dall’artista. Lo sguardo soggettivo e privo di ogni patetismo di Zielony insegna a prendere il mondo così com’è, permettendo a chiunque di avere una voce. Le sue foto rivelano ma non spiegano.

 

Un ringraziamento speciale a Sabato De Sarno e Gucci